Giorgio Manganelli
Ultima modifica 2 settembre 2024
Nato a Milano da genitori originari di Roccabianca, consegue la laurea in Scienze Politiche all'Università di Pavia con una tesi su Tommaso Campanella. Ancora studente inizia la sua attività di critico per la Gazzetta di Parma e altre testate culturali, svolgendo contemporaneamente l'attività di traduttore dall'inglese per numerose case editrici, fra cui Mondadori. Dopo il congedo dal servizio militare, è richiamato alle armi dalla Repubblica di Salò, ma rifiuta l'arruolamento ed entra in contatto con la Resistenza. Sfollato a Roccabianca con la famiglia, fra il 1943 e il 1945, nel novembre 1944 entra nella sezione locale del Comitato di Liberazione, rivestendo importanti incarichi e presiedendo, nell'aprile 1945, la Commissione del CLN per la Gestione Provvisoria del Comune di Roccabianca. Intrapresa la carriera universitaria nel dopoguerra, la abbandona per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla letteratura. Su suggerimento di Italo Calvino, prosegue la sua attività di traduttore; a lui si devono alcune versioni delle opere di Edgard Allan Poe. Nel 1964 pubblica "Hilarotragedia", libro e non romanzo, com'era nello spirito del Gruppo63 a cui Manganelli partecipa, una singolare autobiografia, di origine sicuramente psicologica, un viaggio negli inferi alla ricerca dell'uomo. Fulminanti sono i suoi corsivi prima sul "Corriere della Sera" e poi sul "Messaggero", mentre i suoi saggi "La letteratura come menzogna" e "Laboriose inezie" sono considerati destabilizzanti dalla critica letteraria contemporanea. La quotidianità osservata con interesse metafisico, la polemica e la provocazione originata dalla figura retorica con cui guarda alla vita sono una costante nella ricerca poetica dell'autore. Manganelli, angosciato dal nulla, dirige lo sguardo sulla realtà e la riempie in modo colto e ludico, così da rendere letteratura il mondo, l'agire quotidiano e le cose stesse. Nel 1977 pubblica il volume "Pinocchio: un libro parallelo", compiendo non solo una rilettura del testo di Collodi, ma indagando anche tutto quello che è scritto "negli spazi bianchi" dell'opera originale. L'universo di Pinocchio diviene un attraversamento della morte, nell'angoscia esistenziale vissuta dallo scrittore. Nel 1979 vince il Premio Viareggio con il libro "Centuria", cento "romanzi lunghi una pagina", sua prima opera tradotta in gran parte dei paesi europei con cui conquista una visibilità letteraria mai avuta in precedenza. Negli anni successivi la sua produzione non conosce soste: sono da ricordare "Agli Dei ulteriori", "Sconclusione", "Amore" e "Salons". Muore nel 1990, lasciando numerosi scritti ed opere inedite.